La prima inquadratura introduce allo spettatore la regia in stile mockumentary: riprese con telecamera per ottenere l’effetto di un falso documentario. Molte volte il cinema si è scontrato con questo genere, cercando di dare nuova linfa agli horror (Blair Witch Project, Paranormal Activity) o ai catastrofici (Cloverfield), con risultati discutibili.
Chronicle, diretto da un giovanissimo John Trank (classe 1985; l’idea del film nasce anche da Max Landis, figlio d’arte), porta una ventata di novità nel genere dei supereroi, i cui film hanno sempre richiesto un enorme investimento per gli effetti speciali (vedi The Avengers). Oltre a questa nuova mescolanza di tecniche, Trank capovolge l’idea dei supereroi dal fisico scolpito e in grado di difendere la terra da qualsiasi minaccia.
In Chronicle protagonisti sono tre ragazzi che ricevono dei poteri da un misterioso ritrovamento sotterraneo. Se, inizialmente, i poteri sono deboli e permettono qualche trucchetto (spostare oggetti di piccole dimensioni), successivamente riescono a prenderne il controllo e assumono sempre più forza e potere.
Il protagonista passa così da un giovane ragazzo con una famiglia assente (padre alcolizzato e madre malata terminale) e carenza di attenzioni ad essere in grado di manipolare gli oggetti, volare e uccidere. Così il potere trasforma e cambia in peggio, portando alla luce il lato oscuro che cerca vendetta su tutto e su tutti, senza più ascoltare ragioni. Gli effetti speciali della scena finale si inseriscono nella quotidianità con precisione e esaltano l’effetto realtà, senza mai scadere nell’esagerazione che renderebbe il tutto più artificioso.
La scelta registica è ottima in più parti e in alcune trovate per portare avanti lo stile da falso documentario – come, per esempio, il protagonista che fa roteare con il pensiero attorno a sé la videocamera o l’utilizzo di un’altra videocamera per ottimizzare il campo e controcampo.